I 26 milioni di SI’ all’abrogazione della Legge Ronchi del recente referendum portano con sé la richiesta di una riappropriazione dei servizi pubblici essenziali da parte dei cittadini. Un trasporto pubblico locale non inquinante e garantito a tutte/i è un fattore determinante per la vivibilità della città e costituisce, di conseguenza, un bene comune: perciò è nell’ambito pubblico che devono rimanere gli strumenti che vi si riferiscono.
Dire no alla privatizzazione dell’ATAF è una questione che riguarda tutti i cittadini perché, come ci insegnano le esperienze in Italia e all’estero, la qualità del servizio non può essere garantita da un privato che deve trarre profitto dalla gestione di quel servizio; per farlo dovrà risparmiare sui costi del lavoro, dovrà tagliare le linee meno redditizie anche se socialmente utili e dovrà infine aumentare il costo del biglietto.
Un indispensabile ruolo nella battaglia per far rimanere ATAF pubblica e che i Comuni non decidano unilateralmente la vendita delle proprie quote è stato svolto dai singoli lavoratori e dalle RSU di ATAF che hanno promosso e organizzato con ottimi risultati e con adesioni che si avvicinavano ogni volta sempre di più al 100%, gli scioperi contro i Comuni che non volevano neppure discutere la vendita ai privati.
Ataf deve quindi rimanere pubblica e deve essere rilanciata con il sostegno pieno delle realtà cittadine – di movimento, sociali, politiche, culturali – e di tutti coloro che si sono battuti e si battono per i beni comuni, per la partecipazione, per i diritti di chi lavora, per un’idea di città non piegata agli interessi ed ai voleri dei poteri forti (e non “consegnata al “mercato” attraverso le privatizzazioni).
A Roma si stanno raccogliendo le firme contro la privatizzazione di ATAC e nel Consiglio straordinario del 6 giugno anche il PD, che a Firenze è il più strenuo e forse unico, difensore della privatizzazione ha ribadito la loro ferma contrarietà alla privatizzazione dell’Atac, presentando anche una mozione poi bocciata dalla maggioranza di Alemanno.
Proponiamo quindi di costituire un Comitato, che comprenda quanti – soggetti collettivi e singole persone – condividono la necessità di attivarsi contro la privatizzazione dell’ATAF per proporsi di:
– informare la cittadinanza su tale azione portata avanti dall’Amministrazione di Firenze e sostenuta dagli altri Comuni soci di ATAF,
– promuovere occasioni di dibattito e di confronto sul tema della mobilità e dell’importanza del servizio pubblico (per far sì che la mobilità non sia inquinante e venga concretamente garantita a tutte/i)
– richiedere che il dibattito sul futuro di ATAF coinvolga in maniera approfondita e preventiva rispetto alla privatizzazione, i Consigli comunali dei Comuni soci dell’azienda ATAF e di quei territori che giornalmente sono serviti dal servizio di trasporto pubblico
– sostenere in varie forme le iniziative dei lavoratori di ATAF e dei residenti delle zone in cui si ipotizzano tagli alle linee del trasporto,
– bloccare la privatizzazione e poi quello di portare, prima della decisione, la discussione nei consigli comunali e provinciale
– unire tutte le iniziative e le proposte per affermare una “società dei beni comuni” che faccia della nostra città una comunità in cui la partecipazione dei cittadini interviene a regolare i servizi pubblici essenziali per la vita di tutti/e.