Dalla A alla Z


Nelle prossime settimane vi ritroverete sommersi da volantini a colori, pieghevoli accattivanti, brochure in 3d, il tema saranno le elezioni studentesche per il rinnovo dei consigli di corso di Laurea, Facoltà e Organi Centrali. Il Collettivo di Lettere e Filosofia non ama le campagne elettorali, neanche quelle in piccola scala, perchè queste danno modo alle giovanili dei partiti di venire a contaminare un luogo di sapere critico ancora libero da simboli fin troppo noti.
Non approfondiremo qui i legami che ci sono tra Sinistra Universitaria e Centrosinistra per L’Università e il Partito Democratico, o quelli che intercorrono tra Centrodestra per l’Università e i fascistelli di Azione Giovani e la Lega (per gli Studenti per le Libertà sembra superfluo qualsiasi commento); riserveremo alle elezioni la prossima uscita perchè quella che per noi è una presenza funzionale e critica all’interno dei Consigli di Facoltà (sì, anche i Collettivi si candidano), si può rivelare una vittoria fondamentale per questi gruppi che l’università la vedono una volta ogni due anni. Noi non pensiamo di doverci presentare in queste due settimane ogni due anni: la nostra bacheca, le nostre iniziative, gli striscioni attaccati all’ingresso della Facoltà ci sono tutto l’anno, e questa uscita rientra nella nostra pratica di spiegare chi siamo ad ogni inizio semestre. Vogliamo cercare sempre modi diversi per esprimere ciò che siamo e i temi che affrontiamo, un discorso che in realtà è tendenzialmente infinito, perchè, come potrete vedere in questo Alfabeto, gli argomenti sono tanti, e ad ognuno dovrebbero essere riservate centinaia di pagine.

Affianchiamo ai volantini di analisi, più seri, ad uscite più ironiche, meno impegnative, e ci sembra proprio che questo elenco ricada nella seconda categoria…

21 MODI PER DIRTI CHI SIAMO

A come Antifascismo: non vogliamo sentir dire che è anacronistico, perchè mai come oggi i fascisti tornano a galla, escono dalle fogne in cui avevamo pensato di averli relegati. In realtà i fascisti in Italia non sono mai scomparsi, ma adesso hanno acquisito forza, consenso, la libertà di sfilare in piazza esibendo celtiche e braccia tese. Non basta ignorarli come sostiene qualcuno, i fascisti devono sempre sentire l’ostilità nei loro confronti. Combattiamo ogni giorno perchè questi soggetti non riescano ad entrare nell’Università dove altrimenti non potrebbero propagandare altro che discriminazione, odio e ignoranza, gli unici valori che sanno trasmettere.

B come Bologna: la città che ha dato nome al noto Processo (1999). L’obiettivo è fornire un’istruzione “funzionale allo sviluppo economico dell’Unione Europea, in sintonia con il veloce mondo globale”. Si sancisce definitivamente la funzionalità dell’istruzione allo sviluppo economico. Non serve spiegare perchè la visione di un’Università che si sviluppi seguendo unicamente le leggi di mercato non ci faccia sorridere. Questo fardello pesa ancor di più sulle nostre teste per la nostra grama condizione di studiosi di materie umanistiche; purtroppo noi creiamo solo sapere, e il sapere come ci ricorda il ministro Tremonti è destinato a non dare da mangiare a nessuno.

C come Collettivo: perchè è quello che siamo e quello in cui crediamo. La base da cui far partire le nostre lotte, il nucleo organizzativo minimo per poter creare qualcosa di concreto. Un Collettivo nasce quando delle persone che vivono lo stesso luogo cominciano a dialogare, a cercare di far confluire i propri pensieri in qualcosa di più grande. Un Collettivo non annienta l’individuo, lo fa crescere e fa sì che le sue potenzialità non rimangano inutilizzate.

D come Dittature: Quelle che finalmente sembrano traballare in nord Africa, e che vogliamo veder cadere ovunque. In principio è stata la Tunisia, con la cacciata di Ben Alì, poi Egitto, Libia e la lista si allunga se diamo uno sguardo un po’ più in là, fino allo Yemen e all’Iran. Ma le dittature non sono solo quelle dichiaratamente tali, sono dittature che devono cadere anche quelle in cui viviamo noi, i fortunati cittadini del primo mondo… “Ogni Stato è una dittatura” (A. Gramsci)

E come Ecc…: perchè 21 lettere non bastano per parlare di tutto, perchè sono rimasti fuori da questa discussione tanti argomenti che comunque non dimentichiamo. Non possiamo dare in questo spazio una lettera all’Antisessismo e ai Beni Comuni, al Capitalismo e ai Diritti, agli Esami e al Femminismo, a Gramsci e all’Hashish, a tutte le Idee, alle Lotte e al Merito, al Nozionismo e all’Organizzazione, alla Politica e alla Qualità, alla Rivolta e al Sionismo, al Tirocinio Formativo, alle Unioni di fatto, ai Valori, agli Zapatisti…

F come Foibe: un discorso inquietante, il simbolo della strumentalizzazione politica e del revisionismo storico. I morti non sono tutti uguali, e non si possono paragonare i partigiani ai repubblichini, i morti sul lavoro e i militari che muoiono con un fucile in mano. Ma d’altronde viviamo in un paese dove i funerali di stato si fanno agli alpini e a Mike Buongiorno, quando invece c’è chi muore cadendo da un’impalcatura per mantenere la famiglia con uno stipendio da fame.

G come Governo: un concetto difficile, perchè a questo nome si sono sempre affiancati corruzione e soprusi. Il concetto di governo è indispensabile in una democrazia ed imperfetto come lei. Il problema del nostro paese è che non c’è una possibilità di evoluzione sino a che il sistema che ci obbliga a scegliere tra due partiti identici non verrà smantellato. “I popoli non dovrebbero avere paura dei propri governi, sono i governi che dovrebbero avere paura dei popoli” (J. Madison).

H come H2O: l’acqua, ovvero il bene comune attorno al quale è nato un grande movimento sociale che da anni si oppone alle politiche neoliberiste del governo e delle multinazionali che pensano di poter speculare su di un bene così primario, privatizzandone la gestione; le firme raccolte la scorsa primavera, quasi 1 milione e mezzo, hanno dimostrato che si può riuscire a creare dal basso un’opposizione sociale forte, diffusa nei territori, che sappia comunicare con le persone e che possa riuscire a impedire che un diritto, l’accesso all’acqua, si trasformi in una merce; sarà quindi fondamentale riuscire a portare al voto i cittadini necessari a raggiungere il quorum, e giungere quindi ad una vittoria fondamentale per la difesa di tutti i beni comuni; per questi motivi noi sosteniamo i comitati locali in difesa dell’acqua bene comune e partecipiamo alla campagna referendaria “L’acqua non si vende”.

I come Istruzione: perchè pensiamo che sia una parte fondamentale nella formazione di una persona, e perchè viviamo in una società dove viene magistralmente affossata. I potenti si sono forse resi conto che “Un popolo ignorante è un popolo facile da governare”, e quindi si fa di tutto per dequalificarla. Si taglia sui docenti (tranne che su quelli di religione), si elimina il tempo pieno, si eliminano materie, si reintroduce il voto in condotta. Si fa di tutto per far vivere allo studente la scuola come una prigione, dalla quale sarà felice di scappare per trovare un lavoro precario e mal pagato.

L come Lavoro: il lavoro di cui abbiamo appena parlato, quello a progetto, precario, senza garanzie. Quello a cui si viene avviati già al liceo o all’Università con il tirocinio formativo. Inizialmente è stata chiamata flessibilità, ma c’è voluto poco a capire che era solo un sinonimo della parola sfruttamento. Siamo sicuri che la schiavitù sia stata veramente abolita?

M come Migranti: Possiamo decidere quali prendere ad esempio: quelli che oggi vengono in Italia sui barconi, e che scappano da paesi dove non hanno un futuro o sono perseguitati; o quelli che dall’Italia partivano fino a qualche decina di anni fa, ugualmente profughi da un paese che non dava loro opportunità. I nostri “compatrioti” venivano fatti sbarcare ad Ellis Island per essere disinfettati, i loro vestiti bruciati (sono pur sempre gli Stati Uniti), ma alla fine una possibilità gli veniva data, noi oggi li tiriamo fuori dall’acqua e li rinchiudiamo in un C.I.E., oppure li rispediamo a Gheddafi, lui saprà cosa farne…

N come No: sembra la nostra parola d’ordine, tutto quello che sappiamo far uscire dalle nostre riflessioni, ma non è un difetto di fabbrica. Il problema è che saremo costretti a ripeterlo continuamente fino a che le logiche dominanti sono quelle della produttività e del consumo. Non ci fermiamo alla parola “ANTI-“, abbiamo le nostre idee su come dovrebbe essere l’Università, su quali canoni dovrebbe seguire lo sviluppo, anche su come dovrebbe funzionare l’intera società, ma per metterle in pratica serve prima smantellare un sistema che parte da logiche che non sono nostre. “Cos’è un ribelle? Un uomo che dice no” (A. Camus)

O come Opposizione: Perchè ne vorremmo una che fosse veramente tale. Non siamo apolitici, siamo apartitici. Perchè non esiste in Italia un partito che non difenda i propri interessi e quelli dei loro amici. Perchè non è possibile ritrovarsi nei valori (quali valori?) di sigle come Pd-PdL-IdV-FLi-UdC che in realtà nascondono sempre la solita identità da vent’anni e i cui membri, a dimostrazione di quanto detto, passano da uno schieramento all’altro senza nessun problema.

P come Partigiani: sono figure che ci ricordano il sacrificio necessario per difendere la libertà; che ci ricordano che non può esistere in Italia democrazia senza antifascismo. Non pensiate che ci vogliamo paragonare a loro, non siamo degli eroi che hanno contribuito a liberare un paese, spesso sacrificando la vita. I partigiani sono delle figure da cui possiamo imparare, e che non dobbiamo mai dimenticare.

Q come Qualunquismo: è uno dei peggiori mali dell’uomo moderno, l’Antipolitica per eccellenza. Se è giusto non avere fiducia nelle istituzioni e nei politici, è assolutamente sbagliato l’approccio che mette in pratica il qualunquista, il non interessarsi a chi sostiene o combatte un’idea, una pratica. Pensare di avere una vita migliore semplicemente ignorando i problemi è ingenuo, ma soprattutto aiuta il potere a mantenersi integro e rafforzarsi.

R come Ragione: è da leggere in due sensi: 1) è dalla nostra parte la ragione quando manifestiamo dissenso, quando diciamo che la società cosi come è strutturata non va bene, quando affermiamo che non siamo liberi di migliorare il mondo; 2) ma la ragione è anche quella che dobbiamo usare per non farci sopraffare da un’altra R, quella di Rabbia, quella rabbia sacrosanta che però rischia di vanificare ogni nostra azione se non la riusciamo a canalizzare.

S come Spazio: una delle rivendicazioni cardine dei Collettivi Universitari è la necessità di spazi di autogestione, di socialità nel luogo dove quotidianamente passiamo il nostro tempo. Le Università non devono essere viste come luoghi asettici fatte solamente di lezioni ed esami. L’Università deve essere un luogo dove circolano idee, dove gli studenti hanno la possibilità di esprimersi. Per questo cerchiamo con tutti i mezzi possibili, dai Cineforum ai Pranzi, dalle Mostre Fotografiche ai Dibattiti, dalle Assemblee alle Presentazioni di Libri, di fare dell’Università uno spazio più vivibile ed un focolaio di sapere critico.

T come Tre+Due: tre+due non fa cinque, fa zero. Zero cultura critica, zero futuro, zero tempo per vivere l’università in senso pieno. Ma tre+due fa anche mille. Mille nozioni, mille precarietà, mille esami in un anno. Tre+due è la formula matematica dell’Università azienda; è la compressione dei tempi; è la frenesia del raggiungimento del credito. Tre+due è l’inizio di un ciclo che ci sta portando ad una riforma dell’Università ogni 2 anni da quando è stato istituito.

U come Università: “l’università voluta da imprese e governi passati e presenti in tutta Europa è quella in grado di produrre forza lavoro precaria, dequalificata e altamente ricattabile, nel minor tempo possibile. La merce particolare della fabbrica dei precari siamo noi stessi, prodotti tramite tempi alienanti in sintonia con i ritmi del lavoro precario, conoscenze parcellizzate e segmentate, irreggimentate in definiti modelli di cooperazione e valorizzazione. Un percorso di studi senza diritti per evitare che questi vengano reclamati un domani (o oggi stesso) sui posti di lavoro. Un’università messa a disposizione direttamente delle imprese secondo le loro esigenze tramite la costituzione di fondazioni private. Un’università come scuola di disciplina: disciplina del futuro lavoratore precario prodotto come merce, disciplina delle donne che devono imparare a rispettare quella gerarchia tra i generi che hanno subito e subiranno per tutto il corso della loro vita. Divide et Impera. All’università come nel lavoro. Ma quel che loro vogliono dividere noi lo vogliamo ricomporre, per smarcarci e contrattaccare.” (da www.ateneinrivolta.org)

V come Vittoria: quella vittoria che ci è sempre mancata ma che continuiamo ostinatamente a rincorrere. Viviamo di sconfitte perchè riteniamo una nostra sconfitta ogni momento in cui si riescono a togliere diritti, a precarizzare la vita dei più deboli, a imporre nuovi ordinamenti universitari che seguano le logiche economiche invece che quelle culturali. Riteniamo una sconfitta l’alternanza PD-PdL, ma anche il disinteresse per la politica nei giovani, i programmi in tv come il Grande Fratello o il Tg4. Ma il sapere che rincorriamo qualcosa di giusto ci fa persistere, e prima o poi arriveremo a questa benedetta V.

Z come Zitti: Non ci sappiamo stare, non ci vogliamo stare. Perchè il silenzio fa sembrare tutto normale, il silenzio è tacito assenso di tutto quello che ci stanno facendo e chi decide gioca proprio sul silenzio della gente per poter ridurre chi gli si oppone al rango di minoranza. Bisogna farsi sentire, scrivendo e urlando che siamo tutti uguali, che abbiamo tutti gli stessi diritti, che non sono i pochi a dover decidere per i molti, che ci siamo stancati di dover seguire i teatrini della politica come se fosse Beautiful.

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