19/05. Ieri mattina la Questura di Roma ha notificato a Simone, studente de La Sapienza e attivista dell’Assemblea di Medicina, un “avviso orale” (ex art.1) di pericolosità sociale. Lo straordinario autunno di mobilitazioni studentesche si è già da tempo tramutato in denunce e provvedimenti per moltissimi studenti e studentesse che in molte città italiane hanno protestato contro la legge Gelmini e hanno tentato di prendere parola su temi che li riguardano in prima persona, l’università, la ricerca, la formazione, la precarietà giovanile.
Ora il Governo, il Ministero degli interni e la Questura di Roma alzano il tiro e decidono di definire socialmente pericoloso proprio uno di quegli studenti.
Ancora una volta tentano di isolare e zittire chi durante questi anni ha commesso il “reato” di riunirsi in un’assemblea, manifestare, protestare ed esprimere un dissenso. Del resto non c’è da stupirsi se viene definito “socialmente pericoloso” uno studente come Simone, in un Paese in cui non esiste democrazia e non c’è alcuna possibilità di poter decidere sul proprio futuro né di poter partecipare alle scelte che ogni giorno incidono radicalmente sulle nostre vite. La parola democrazia ha perso il suo vero significato, reprimendo le nuove generazioni in rivolta con minacce, denunce, leggi e provvedimenti, riducendo interi anni di mobilitazione ad una mera questione di ordine pubblico.
Risulta dunque pericoloso, per chi detiene il potere in questo Paese e non ha mai voluto ascoltare le ragioni di centinaia di migliaia di studenti e precari, chiunque si confronti con altri studenti nelle assemblee, chiunque elabori e rielabori concetti e pratiche politiche, chiunque contesti 1 miliardo e mezzo di euro di tagli all’università e alla ricerca, studi la legge Gelmini e decida di contestarla, cerchi di immaginarsi e di costruire giorno dopo giorno un’alternativa reale all’interno delle università e degli spazi vuoti e abbandonati di questa città, un’alternativa che parli di nuovi diritti e di nuovo welfare per tutti e tutte, un’alternativa che parli di una nuova democrazia appunto.
Risulta pericoloso Simone, uno degli undici studenti ricevuti dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano il 22 dicembre 2010 al termine di una delle più imponenti e partecipate manifestazioni che abbia mai investito la città di Roma. Vorremmo domandare al Presidente se sono da considerarsi soggetti socialmente pericolosi quegli studenti e quelle studentesse accolti nel palazzo del Quirinale ad un giorno dall’approvazione definitiva della tanto contestata legge Gelmini.
Non ci stupisce che a definire socialmente pericoloso uno studente sono gli stessi personaggi che hanno sempre sostenuto che i veri studenti erano a casa a studiare, mentre in tutta Europa milioni di studenti e precari si mobilitavano contro le riforme universitarie, le politiche di austerity, contro chi ha creato una crisi che stiamo pagando a colpi di privatizzazioni e aumento del divario tra chi possiede tutto e chi non ha più nulla.
Se Simone è una persona socialmente pericolosa, se Simone costituisce un pericolo per questa democrazia corrotta e priva di qualsiasi legittimità e possibilità di partecipazione, allora tutti e tutte noi siamo soggetti socialmente pericolosi.
Abbiamo un’altra concezione di individuo socialmente pericoloso. Per noi è pericoloso per la società chi ha scritto, firmato e approvato la legge Gelmini, pericoloso per la società è chi ha in questi ultimi vent’anni ridotto i finanziamenti all’università e alla ricerca, pericoloso è chi ha sostenuto il modello Marchionne nelle fabbriche, pericoloso è chi fa le guerre e lascia morire in mare o nei Cie i migranti che sognano una vita migliore, pericoloso è chi proclama leggi omofobe, pericoloso è chi tenta di privatizzare i beni comuni come l’acqua, pericoloso per la società è chi il 14 dicembre del 2010 ha comprato il voto di tre parlamentari mentre fuori dal Parlamento studenti, studentesse, lavoratori, lavoratrici, migranti e realtà sociali di questo Paese insorgevano assediando i luoghi del potere, sfiduciando dal basso il governo e l’intera classe dirigente nel tentativo di riprendersi la libertà di poter decidere il proprio presente e costruire il proprio futuro.
Per questo governo e per chi calpesta ogni giorno i diritti e la dignità di milioni di cittadini e cittadine, siamo tutt* persone socialmente pericolos* e continueremo ad esserlo.
SOLIDARIETA’ A SIMONE! SIAMO TUTT* SOCIALMENTE PERICOLOS*!
Sapienza in mobilitazione
Padova: 6 provvedimenti di custodia cautelare agli studenti
Questa mattina ci siamo svegliati con la polizia che bussava alle nostre porte, che in alcuni casi è entrata senza mandato nelle nostre abitazioni, per notificare a sei studenti misure cautelari preventive. La violenza con cui quest’operazione poliziesca è stata condotta, il carattere preventivo delle misure che ci hanno colpito sono elementi gravissimi ed esagerati rispetto agli episodi contestati. Ciascuna delle situazioni a cui questi episodi fanno riferimento è inserita nelle mobilitazioni di studenti e precari che, da settembre, hanno attraversato le strade di questa città così come di tutto il Paese. Quasi quotidianamente migliaia e migliaia di persone hanno messo in atto iniziative spontanee, azioni simboliche e dimostrative per urlare a tutti il proprio dissenso contro la crisi, la riforma Gelmini, il modello Marchionne, il governo Berlusconi, contro la precarietà delle nostre esistenze. Eravamo tutti assieme in piazza a volantinare, a comunicare con la cittadinanza e a raccoglierne il consenso e la solidarietà, a contestare i rappresentanti delle Istituzioni che hanno messo in atto le politiche in questione, da Berlusconi al Rettore Zaccaria, a bloccare il traffico stradale e ferroviario per dire chiaramente che la crisi non la paghiamo, per dire che non permetteremo a nessuno di toglierci un futuro degno.
Il tentativo messo in atto con questo provvedimento è quello di criminalizzare i singoli evitando di affrontare, ancora una volta, i problemi sociali che un’intera generazione sta ponendo con forza e, come le notizie che si susseguono in questi giorni dimostrano, sono problemi che accomunano i giovani italiani e spagnoli, i lavoratori di Fincantieri e i migranti dalla Tunisia e dalla Libia, chi lotta contro la Tav e chi si batte per i beni comuni.
Le accuse rivolte ai nostri compagni, agli studenti che si sono mobilitati e si mobilitano costruendo nuove prospettive di futuro per tutti, sono inaccettabili e non possono che essere inquadrate nel clima cittadino che, utilizzando strumentalmente e mediaticamente alcuni episodi, è stato costruito ad arte in questa città per tentare di mettere al bando tutte le forme di dissenso e conflitto. I movimenti sociali mettono in discussione lo stato di cose presenti, fanno paura a chi non capisce o non vuole comprendere le trasformazioni sociali in atto.
Queste misure sono ancora più gravi perché colpiscono studenti fuorisede con l’evidente scopo di allontanarli dalla città in cui hanno scelto di stare. Per uno studente fuorisede Padova è una seconda casa, il luogo in cui si vive e che si fa vivere, uno spazio in cui esprimere sé stessi e le proprie idee, un’occasione di crescita e di costruzione di relazioni. Costringere chi ha fatto la scelta di vivere e studiare a Padova a non poter tornare nella città in cui ha trascorso gli ultimi anni della propria vita è lesivo della libertà di ciascuno.
Ci troviamo davanti ad un’operazione in cui alcuni singoli episodi accaduti all’interno delle grandi mobilitazioni che ci hanno coinvolti tutti, vengono utilizzati senza ritegno equiparando tutto ciò che è dissenso radicale a violenza da gestire come problema di ordine pubblico. Questa pratica viene usata per tentare di isolare e dividere con l’unico scopo di controllare il fermento sociale che nasce dalla legittima rivendicazione di desideri e necessità.
Da molto tempo stiamo denunciando la crescente inagibilità degli spazi pubblici, la sempre più frequente militarizzazione dei palazzi istituzionali che temono le proteste e provano a porre ogni voce contraria come problema di ordine pubblico. La vivibilità della nostra città è messa a dura prova da provvedimenti e ordinanze che agiscono direttamente sulle libertà individuali e collettive e quella di questa mattina è la risposta che le istituzioni danno a chi vi si oppone.
La situazione generale del nostro Paese è sotto gli occhi di tutti, la crisi sta indiscriminatamente colpendo cittadini e migranti, studenti e precari, uomini, donne, giovani. In tantissimi ci siamo ribellati e continueremo a ribellarci contro questo stato di cose. Non saranno provvedimenti illegittimi, misure restrittive vergognose né intimidazioni a fermare chi lotta per i propri diritti e la propria libertà.
L’indignazione espressa in questi mesi non può essere fermata con provvedimenti giudiziari sommari e senza senso. La libertà di parola, di dissenso, di movimento e, in generale, di opposizione sociale è quanto di più prezioso ci possa essere in questo momento nella nostra città e nel nostro Paese, quanto accaduto questa mattina non ci fermerà, saremo sempre nelle strade e nelle piazze per portare avanti progetti, iniziative e lotte: nessuno ci potrà impedire di prendere parola quando in gioco ci sono le nostre vite e i nostri desideri!
Nessuno ci impedirà di riprenderci il futuro, noi non abbiamo paura.
Libertà di movimento, per tutti e subito!