Non si ferma l’ondata repressiva nei confronti delle realtà politiche e sociali fiorentine. Questa mattina, esaurita la cosiddetta “operazione “400colpi”, la Digos ha proceduto all’arresto di 7 compagni/e e l’obbligo di firma per altri 9. Di questi uno è stato rinchiuso nel carcere di San Vittore, e gli altri 6 agli arresti domiciliari. Le motivazioni sono riconducibili ai comportamenti tenuti durante le manifestazioni in risposta agli arresti del 4 maggio. Non vogliamo stare qui a disquisire sulla entità dei fatti per i quali sono state emesse le custodie cautelari, o se siano o meno troppo pesanti, ma ci interessa rilevare il quadro repressivo che da troppo tempo impunemente si dispiega su tutte le componenti sociali e politiche nella nostra città.
Il clima è cambiato e non ci vuole molto a capirlo, ma nemmeno può essere una facile semplificazione o una sua inconscia accettazione.
Hanno iniziato con gli avvisi orali per gli studenti, hanno proseguito con 6 mesi di arresto per un semplice petardo, con gli arresti della famosa operazione 400 colpi, con gli obblighi di firma, con la presunta associazione a delinquere per giustificare le misure cautelari, per arrivare poi agli arresti di oggi. 35 compagni/e tra studenti, militanti di centri sociali sono attualmente sotto misure restrittive, ovvero resi inoffensivi, privati della libertà individuale, ma allo stesso tempo privati della loro possibilità di essere in prima persona dentro le lotte di cui sono parte, e continuano ad esserlo al nostro fianco.
Firenze città aperta! Questo era lo slogan con cui veniva elogiata la Firenze del social forum. Se non pensavamo che lo fosse allora, è ben chiaro a tutti che ancor meno possa descrivere quella attuale.
Firenze città della repressione, degli spazi chiusi, delle piazze blindate, degli sgomberi dei richiedenti asilo, delle operazioni mediatiche ben funzionali alle strategie repressive verso le legittime richieste degli studenti. La città dove anche l’Ataf partecipa attivamente alla repressione con le denunce verso i manifestanti per interruzione di pubblico servizio.
Un clima in cui sarebbe un errore non sentirsi direttamente coinvolti per chiunque pensi che sia necessario non sottacere davanti alle ingiustizie, non fermarsi davanti ai divieti o alle nuove disposizioni restrittive quando le ragioni di chi lotta sono quelle della “giustizia”, quella vera. La giustizia che non nasce dai tribunali, dalle divisioni investigative, ma quella che da sempre anima le istanze di chi lotta in una fabbrica come in una scuola, nelle carceri e in quartiere.
SOLIDARIETA’ A TUTTI/E COLPITI DALLA REPRESSIONE
Centro Popolare Autogestito Firenze Sud
Cantiere Sociale K100-Campi Bisenzio (FI)
Collettivo Politico Scienze Politiche Firenze
Collettivo di Lettere e Filosofia Firenze

Era poco più di un anno fa quando, come Collettivo, iniziammo a investire energie e speranze nella battaglia referendaria per la ripubblicizzazione dell’acqua. Nessuno può negare, se ragiona in buona fede, che da tempi non sospetti abbiamo battuto, con convinzione e consapevolezza della posta in gioco, su questo tasto. In questo anno abbondante abbiamo fatto di tutto per sensibilizzare studenti e non sul tema della privatizzazione del servizio idrico: abbiamo organizzato iniziative informative, proiezioni di documentari, pranzi sociali in facoltà; abbiamo volantinato e appeso striscioni; abbiamo partecipato a manifestazioni, locali e nazionali; abbiamo raccolto le firme per presentare il referendum e ci siamo impegnati per consentire agli studenti fuori sede di votare a Firenze. Per finanziare la campagna referendaria abbiamo anche promosso una festa ad agraria sperimentando forme di collaborazione inedite con la quasi totalità dei collettivi universitari fiorentini.



