Martedì 13 Dicembre a Firenze il fascismo ha ucciso un’altra volta; lo ha fatto nel modo più barbaro e infame, colpendo persone innocenti, ignare, colpevoli solo di essere nati in un posto molto lontano da qui. Migranti che hanno subito sulla loro pelle ieri l’ennesima violenza, la più efferata, dopo quella impersonale e fredda di un sistema economico che impoverisce e sfrutta, strappando via milioni di persone alla loro terra e alle loro famiglie, e dopo quella quotidiana che subiscono in Italia fra diffidenza della gente e angherie delle istituzioni.
I migranti si piangono una volta che sono morti, mentre invece, da vivi, li si sfrutta, li si bracca, li si espelle o, quando non servono per sfogare tensioni sociali o per fondare fortune politiche, li si dimentica.
Ad ucciderli è stato un fascista, militante (e non simpatizzante) dell’organizzazione di estrema destra Casa Pound. Non potendo negare la sua contiguità ad ambienti neofascisti adesso lo si prova a far passare per pazzo. La sua supposta follia serve a nascondere le pesanti responsabilità che Gianluca Casseri condivide con istituzioni, partiti, interi pezzi della società che in questi anni hanno fatto di tutto per sdoganare idee e pratiche fasciste, ponendo le basi per quello che è successo ieri a Firenze.
Infatti sono diversi i gruppi dell’estrema destra che in questi anni hanno potuto attecchire nelle nostre città, nelle nostre scuole e università, fra la simpatia delle istituzioni e l’indifferenza connivente di tanta parte della cittadinanza. Eppure le loro “idee”, se così si possono chiamare, sono sempre le stesse, vengono da un passato oscuro e hanno il solo futuro del sangue e della complicità con il potere: sono le idee di violenza, morte, sopraffazione, odio per il diverso e per il debole, culto della forza e della purezza di una fantomatica razza. Ad ostacolarli nella loro opera in questi anni ci siamo trovati spesso in pochi, ma sempre convinti che con idee come queste non si potesse convivere.
Del fascismo ci si ricorda, versando lacrime di coccodrillo, solo quando uccide; in tutte le altre occasioni ci si nasconde dietro la cortina fumogena della libertà di espressione e dei diritti democratici che vanno garantiti a tutti, fascisti compresi.
Ad armare la mano dell’assassino non è stato solo il consapevole oblio da parte di molti dei valori dell’antifascismo, ma anche il clima di odio e intolleranza nei confronti del migrante che trova tanto spazio nell’animo bottegaio e meschino della “civile” Firenze. Ciò che è accaduto ieri è la stata anche l’indiretta conseguenza di anni di politiche della “sicurezza” e di lotta al degrado, cioè di repressione nei confronti di tutti coloro che vengono cacciati ai margini della nostra opulenta società.
A teorizzare queste politiche sono stati anche i principali partiti politici, di tutti gli schieramenti, anche quelli che mantengono un antifascismo puramente di facciata, interessati a capitalizzare a livello di consenso le tensioni sociali e che mai si sono impegnati contro le formazioni neofasciste, garantendogli anzi spazi di agibilità e stigmatizzando le pratiche antifasciste.
Ugualmente complici sono le istituzioni e le forze dell’ordine, bracci armati di queste politiche dell’intolleranza. Non a caso, anche ieri, la loro unica preoccupazione è stata quella di controllare e reprimere il corteo di protesta della comunità senegalese e di molti antirazzisti e antifascisti italiani alludendo alla peggiore forma di teoria degli “opposti estremismi”. Sono sempre loro che garantiscono la più totale impunità ai gruppi della destra estrema, anche in presenza di leggi, costantemente inapplicate, che dovrebbero impedire sul nascere ogni propaganda xenofoba razzista così come ogni rigurgito fascista. Ecco, è questa la loro legalità!
D’altra parte un antifascismo istituzionale sarebbe già morto prima di nascere; l’antifascismo deve vivere nelle idee e nelle pratiche del comune cittadino, deve essere un sentimento popolare ampio e condiviso che nasce sia dalla memoria delle sofferenze passate sia dall’impegno quotidiano per una società più giusta. Il fascismo si combatte con tutti i mezzi necessari, ma soprattutto con un’egemonia culturale più che politica.
Noi continueremo più di prima a ritenere l’antifascismo una stella polare della nostra azione politica; speriamo che l’emozione per quanto è successo ieri serva a rendere tutti più consapevoli di quanto certe idee non debbano albergare in nessun settore della nostra società e che la violenza nasce dal seme malato delle politiche dell’odio e dell’intolleranza, come ha dimostrato anche il pogrom di qualche giorno fa nei confronti di un campo rom a Torino.
Mercoledì 14 Dicembre: Ore 18:00 fiaccolata, partenza da piazza Dalmazia.
Sabato 17 Dicembre: Ore 15:00 manifestazione, partenza da Piazza Dalmazia.
Collettivo di Lettere e Filosofia*