Sessione straordinaria di laurea ad Ottobre… passa parola!

 

Pochi giorni fa, da parte della presidenza, è arrivata l’ufficializzazione definitiva dell’inserimento di una sessione straordinaria di laurea (sia per la triennale che per la specialistica/magistrale) ai primi di ottobre.

La discussione delle tesi avverrà a partire dall’8 di ottobre; la presentazione delle domande dovrà essere fatta dal 2 al 13 luglio mentre il nulla osta da parte del relatore si potrà consegnare fino al 21 di settembre. Proprio perché la scadenza della presentazione delle domande è estremamente ravvicinata, è di vitale importanza che tutti gli studenti, specialmente i laureandi, arrivino a conoscenza di questa possibilità. Quindi, cerchiamo tutti di fare passaparola e di informare i propri amici, “colleghi”, coinquilini. La decisione da parte della facoltà di affiancare alle sessioni di novembre e dicembre (che quindi per quest’anno non presentano alcuna variazione) un altro appello di tesi è maturata in seguito alla nostra pressante e reiterata richiesta di dare la possibilità agli studenti che ne abbiano la necessità di laurearsi nel lungo intervallo che da luglio va a novembre.
La nostra richiesta era figlia non soltanto del buon senso (a cosa servivano due sessioni attaccate l’una all’altra come quelle di novembre e dicembre di fronte al vuoto che c’era fra luglio e novembre?), ma anche di una sentita esigenza studentesca, che da sempre gradirebbe una sessione di tesi a settembre. La tesi a settembre, che è stata anche la nostra proposta originaria, presenta però diverse difficoltà, ancora maggiori visto che bisognava intervenire “in corsa”: dalla chiusura estiva di biblioteche e facoltà alla difficoltà per la segreteria di sopportare un maggiore carico di lavoro nei mesi di luglio e agosto. Per questo ci siamo dovuti “accontentare” di un appello ai primi di ottobre che comunque ci pare un buon risultato: infatti laurearsi entro i primi quindici giorni di ottobre significa, per chi esce dalla triennale, potersi iscrivere (al massimo con il pagamento della mora) alle lauree magistrali non in continuità e, per chi esce dalla magistrale, poter partecipare agli ultimi concorsi per le borse di dottorato. L’anno prossimo, comunque, dovrebbe esserci il definitivo spostamento della sessione di novembre ai mesi precedenti, se non settembre almeno ottobre.
Come Collettivo, l’idea di intraprendere un percorso rivendicativo che ci consentisse di ottenere questo piccolo risultato è venuta non soltanto dalla nostra personale esperienza di studenti, quotidianamente a contatto con le assurdità e i malfunzionamenti presenti nell’attuale organizzazione della didattica, ma anche da altre considerazioni. Innanzitutto ci è parso questo un modo, fra i tanti, per valorizzare un’idea di rappresentanza studentesca consapevole dei propri limiti, che non si esaurisca nel circo biennale delle elezioni o in liste raccogliticce costruite a due settimane dalle “urne”, ma che non per questo rifiuti pregiudizialmente di sfruttare gli esigui margini di manovra a nostra disposizione all’interno degli organi accademici per introdurre miglioramenti o denunciare le cose che, per noi, non vanno. Inoltre, ci siamo resi conto che le carenze, le storture e le vere e proprie ingiustizie della università che ci troviamo a frequentare sono molteplici e corrispondono a piani fra sé differenti che richiedono anche approcci differenti.
Esiste un piano estremamente generale, operante a livello globale, che non ci stancheremo mai di indicare come il piano fondamentale: quello della funzione sociale ed economica dell’università, del suo assoggettamento alle esigenze del potere economico. Inoltre esiste un piano comune a tutti gli atenei italiani, conseguente al precedente, che è quello della drastica riduzione dei fondi statali per l’università, direttamente alla base di molte delle difficoltà che quotidianamente tocchiamo con mano nella nostra esperienza di studenti. Ma esiste anche un piano molto specifico, quello del malfunzionamento e della disorganizzazione della nostra facoltà, risultato non di meccanismi complessi, ma della disattenzione più completa nei confronti dei bisogni studenteschi. Questo piano, quello di sessioni di tesi poste nei momenti più improbabili dell’anno, quello di appelli di esami troppo ravvicinati, quello di lezioni che si sovrappongono o concentrate in modo insostenibile in alcuni momenti dell’anno, non è così difficile da attaccare e da risolvere. Così come per la questione delle tesi, basta un pizzico di buona volontà e magari un po’ di spinta studentesca.

Scadenze:

– PRESENTAZIONE DOMANDA DI LAUREA: 2 luglio-13 luglio 2012 compreso;

– CONSEGNA NULLA OSTA: entro il 21 settembre 2012 compreso;

– INIZIO APPELLO: 8 ottobre 2012.

Collettivo di Lettere e Filosofia*

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Ora persino Saviano discetta su Gramsci (senza sapere) – di Angelo d’Orsi

 

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Pro-fumo negli occhi

Sono uscite le linee guida del neo-ministro Profumo, ex Rettore del Politecnico di Torino, colui che ospitò il G8 sull’Università. Che non ci sia una sostanziale differenza fra il passato Governo di centrodestra e l’attuale “Governo tecnico” è oramai evidente ai più, dalla riforma del lavoro in via di approvazione alle grandi opere, fino alla gestione del dissenso come problema di ordine pubblico, ma questo, leggendo i curriculum e le prese di posizione dei componenti del governo, non avrebbe dovuto stupire nessuno.

Ma se nella sostanza parliamo di un altro governo dall’impronta liberista e, checché ne dica il Premier, poco attento all’equità, i metodi “poco concertativi”  hanno portato ad approvare senza molte modifiche né mediazioni durissime riforme, come quella delle pensioni o del pareggio di biliancio in Costituzione, ben più dure di quanto un Governo Berlusconi avrebbe potuto fare.

Fin dall’insediamento di Profumo sono in ballo molti provvedimenti in ambito universitario: abolizione del valore legale della laurea, liberalizzazione delle tasse, D.lgs 437 (in perfetta continuità con la riforma Gelmini). Ma su tutto ciò ben poco è apparso su giornali e gazzette: il Ministro Profumo sa bene che su queste proposte potrebbe alzarsi una levata di scudi sia da parte degli studenti che dai settori più corporativi dell’università. Così risulta molto più efficace gettare un po’ di fumo negli occhi portando all’attenzione ben altri temi: guardare alle linee guida di Profumo pubblicate celermente su giornali e media d’ogni genere, significa concentrarsi su un dito che indica una luna degradata, svuotata di significato ed ulitilità, per il singolo e per il bene collettivo. Aprire oggi, dentro questa università, una discussione sull’importanza o il classismo del fattore “merito” serve solo a deviare lo sguardo sui veri problemi dell’università: qua non sono in discussione metodi di valutazione né dei docenti né degli studenti, ma si sta solo costruendo un terreno fertile per riforme che potrebbero cambiare una volta per tutte l’università di massa, costruendo un’università di serie A accessibile a pochi “eletti” che potranno pagare tasse stratosferiche e sobbarcarsi debiti onerosi, ed un laureificio per tutti gli altri.

Quanti di noi, prima di un esame sull’ennesimo corso noioso, nozionistico o magari completamente fuori dai propri argomenti di studio, hanno riflettuto, dubbiosi, sull’utilità di una laurea triennale o magistrale in questa università? Dov’è la soddisfazione nello studiare e frequentare decine di corsi standard, senza possibilità di approfondimento e sviluppo di criticità, rincorsi fra scadenze didattiche ed amministrative?

Chi merita un università così?

Dentro un’università senza diritto allo studio, che costa salati sacrifici a chi proviene da famiglie a basso reddito, senza qualità, dove la pianificazione dei corsi di laurea si basa solo su principi anagrafici (quali docenti andranno in pensione e quali rimarranno), senza democrazia interna, dove i baroni si spartiscono corsi, borse di ricerca e di dottorato; insomma , dentro questa università post-Bologna process, come possiamo parlare di merito senza prima di tutto mettere in discussione questo modello fallimentare?

Rivendichiamo la nostra università, costruiamo l’università sociale!

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[Venerdì 8 Giugno] Live the Chiostro!

JAM JOYCE alt-prog da Prato

PROTON PACKS ecto-punk da Siena

dopodiché si aprono le danze con quello che ci pare: reggae, rocksteady, ska, rock’n roll, rockabilly, twist, e chi più ne ha…

ma a questo giro non si fa tardi perchè ci s’ha gli esami.

Collettivo di Lettere e Filosofia -Firenze- ateneinrivolta.org

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Mercoledì 30 Maggio – Inventare l’Ignoto, presentazione e dibattito nel Chiostro

“Sì, o signori, la Comune voleva abolire quella proprietà di classe che fa del lavoro di molti la ricchezza di pochi. Essa aveva come scopo l’espropriazione degli espropriatori. Voleva fare della proprietà privata individuale una realtà, trasformando i mezzi di produzione, la terra e il capitale, oggi essenzialmente mezzi di asservimento e di sfruttamento del lavoro, in semplici strumenti di un lavoro libero e associato. Ma questo è comunismo, è l’”impossibile” comunismo!” Lettera di Marx a Weydemeyer

MERCOLEDÌ 30 MAGGIO alle 15.00, nel Chiostro della Facoltà di Lettere e Filosofia in piazza Brunelleschi 4 presentazione di Inventare l’ignoto Testi e corrispondenze sulla comune di Parigi di K.Marx e F.Engels (Ed.Alegre, 2011) con la partecipazione di Massimiliano Tomba, ricercatore presso l’Università di Padova.

A 140 anni dalla Comune di Parigi (1871), Inventare l’ignoto raccoglie i testi più compiuti di Marx e Engels sulla guerra franco-prussiana e sulla Comune (gli indirizzi all’Ait – l’Associazione Internazionale dei lavoratori – tra cui l’opuscolo pubblicato con il titolo La guerra civile in Francia, e l’importante introduzione di Engels alla sua riedizione del 1891) e un dossier di lettere e documenti inediti o poco conosciuti che rischiarano soprattutto i dibattiti all’interno del movimento socialista dell’epoca.
Questi testi stupiscono inevitabilmente i critici di Marx, coloro che parlano di un Marx volgare determinista e che conoscono poco il suo modo di concepire la politica. Gli scritti sulle crisi rivoluzionarie in Francia ne svelano la complessità, accompagnata – come scrive Bensaïd nel suo lungo saggio introduttivo – dalla «tragica consapevolezza del sempre-troppo-presto/sempre-troppo-tardi nella quale s’inscrive la scommessa dell’azione politica».
Che si tratti della dialettica tra guerre e rivoluzioni, tra questione nazionale e questione sociale, tra repubblica e democrazia sostanziale, o ancora dell’analisi dello Stato e del bonapartismo, la Comune di Parigi costituisce per Marx un potente indice rivelatore. Essa sperimenta nella pratica una forma inedita di democrazia che permette di intravedere il superamento della scissione tra l’uomo e il cittadino, il produttore e il consumatore, lo scioperante e l’utente.

Recensione di Felice Mometti sulla rivista ERRE

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