Già immaginiamo i titoli de “LaNazione” sui fatti di oggi: “Studenti facinorosi dei collettivi (e dei centri sociali!) occupano la facoltà garantendo il diritto allo studio” .
Giornata movimentata in Facoltà per chi pensava di passare una giornata di studio da concludere con l’aperitivo organizzato dal Collettivo. Per fare un po’ di chiarezza cominciamo però da 15 giorni fa, quando abbiamo presentato la richiesta per l’apertura serale. Questa è stata rifiutata con la debole motivazione secondo la quale “l’iniziativa da voi prevista vanificherebbe il lavoro effettuato dai giardinieri e le risorse che l’Ateneo ha destinato per il decoro di quell’ambiente risulterebbero sprecate.” firmato Maria Pia Marchese, presidente di Scuola.
Abbiamo deciso di non rimandare la festa anche se non autorizzata perchè:
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Il motivo è pretestuoso, i lavori sono stati fatti una settimana dopo la consegna della nostra richiesta. Se Rettore e/o Preside pensavano che la nostra iniziativa avrebbe potuto danneggiarlo sarebbe bastato posticipare i lavori.
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Ci siamo sempre assunti le responsabilità delle nostre iniziative, da mesi partecipiamo al Comitato di Quartiere anche per rendere viva e vivibile la piazza come la Facoltà, secondo noi unica soluzione a ìddegrado.
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Proprio per questo avevamo predisposto ogni accorgimento per recintare il pratino con nastri e pannelli sui quali gli artisti avrebbero dovuto dipingere. Il lavoro dei giardinieri sarebbe stato preservato e la Facoltà avrebbe smesso di paragonare i suoi studenti ad Attila l’Unno.
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Preferiamo richiedere l’autorizzazione proprio per rendere più facile per noi l’organizzazione dell’evento ed il contenimento dei disagi. Se questo strumento però viene utilizzato per impedirne una organizzazione serena, siamo disposti a bypassarlo, proprio perchè siamo responsabili degli spazi che viviamo e delle iniziative che proponiamo.
Detto ciò lo scenario di oggi è stato il seguente: alle 13 circa i lavoratori delle portinerie ricevono la notifica di “immediata chiusura del plesso”, si ritrovano costretti a cacciare il centinaio di studenti presenti nelle aule studio e ad impedire il rientro di chi si era recato a pranzare. Alle proteste degli studenti e delle studentesse la prof.ssa Marchese, attuale preside, ha risposto in modo confuso, passando la responsabilità al Rettorato, il quale ha mandato disposizione di “permettere a chi era dentro di studiare, ma di impedire nuovi accessi”. Ci siamo trovati quindi nella strana posizione di dover impedire fisicamente di chiudere le porte, così da permettere l’ingresso a chi volesse entrare in facoltà. Nel pomeriggio erano previsti, tra l’altro, un seminario del circolo linguistico fiorentino ed una presentazione del Centro studi “Jorge Eielson”.
Ci sembra assurdo che per i timori di sciupare un pratino un Rettore possa decidere di chiudere una Facoltà senza preavviso, per di più in piena sessione d’esami. Ci è sembrato altresì assurdo che l’unico modo per garantire il diritto allo studio sia stato quello di impedire fisicamente la chiusura delle porte, impedendo al personale, basito anch’esso per le disposizioni ricevute dall’alto, di chiudere la sede, presidiandone l’ingresso.
Ancora più assurdo ci sembra che dopo ore di trattative e dopo la nostra disponibilità ad annullare l’iniziativa e rimandarla, l’Università (nelle figure di preside, rettore e prorettrice) si rifiuta di riaprire gli spazi agli studenti per il normale proseguimento delle attività universitarie.
Noi ci prendiamo la responsabilità di porre le nostre esigenze in secondo piano per garantire a tutti e tutte il loro diritto di frequentare l’Università ed i suoi spazi; l’Università come risposta chiude i lucchetti e chi s’é visto s’é visto.
Collettivo di Lettere e Filosofia