Il senso della realtà, in questi tempi in cui parlare di gossip o di politica, di guerra o di missioni di pace, di austerità ed equità è equivalente, non ci si aspetta certo di trovarlo sui quotidiani nazionali; ma quello che è successo questo fine settimana supera di molto l’allucinazione o la servitù della stampa! Chi a quella festa c’era non ha assistito a niente di molto di diverso da quello che accade ogni week end dentro e fuori i locali fiorentini: gente che beve, gente che esagera, gente che si diverte, gente che schiamazza… è la movida, baby! E che non ci vengano a raccontare che l’amministrazione comunale ha idea di come “risolvere il problema”, se mai ce ne fosse l’intenzione. Il divertificio genera mostri, e Piazza Brunelleschi è il luogo dove tutto ciò si porta all’eccesso, grazie alla politica di ghettizzazione che da anni il comune propugna (con effetti ben visibili a tutti: un quartiere-parcheggio, vissuto solo di passaggio, con conseguente chiusura di ogni esercizio commerciale e degrado sociale, prima che urbano).
Detto ciò, senza soffermarsi sulle bufale di Repubblica e LaNazione che narrano di un girone infernale nel Chiostro della nostra Facoltà, millantando testimonianze (noi, che siamo parte attiva nel Comitato per Piazza Brunelleschi, abbiamo letto la mail di testimonianza del comitato, e niente di quanto riportato dai “giornalisti” è compreso fra quelle righe), vogliamo sottolineare i due aspetti che ci interessano:
1. La direttrice della neo-Scuola di Scienze umanistiche e della formazione (la nostra ex-Facoltà) afferma: “con la trasformazione nella grande biblioteca umanistica, potremo mettere tornelli come alla Nazionale e controllare gli accessi […] Le aule non saranno più dedicate alla didattica, sono convinta che la minor presenza di studenti scoraggerà le notti selvagge”. Qui ci sopraggiunge un dubbio: ma l’università deve auspicarsi “la minor presenza di studenti”? Pare alquanto bizzarro, sarebbe come se un macellaio auspicasse il vegetarianesimo! E comunque, a parte le metafore ardite, abbiamo sotto gli occhi in questi mesi proprio il fallimento dell’idea sottesa alle parole della direttrice: infatti, con lo spostamento delle lezioni in Via Capponi, la sede di Piazza Brunelleschi si sta svuotando, ma tutto ciò anziché “ripulire” la facoltà da forme inequivocabili di disagio urbano ha portato al contrario un incremento di queste problematiche.
Secondo noi la soluzione è VIVERE LA PIAZZA, VIVERE L’UNIVERSITA’! Il problema dell’abbandono della zona, dell’apatia dei frequentanti il polo centro storico è derivato dal modello di università “mordi e fuggi”, non certo dalla troppa presenza di studenti e studentesse.
2. Non ci entusiasma il binomio legale/illegale, così centrale invece sia per i “bempensanti di turno”, sia per chi fa dell’illegalità un vestito buono per tutte le stagioni; crediamo maggiormente nel binomio legittimo/illegittimo. Proprio per questo riteniamo che la legittimità dell’utilizzo dei luoghi universitari ai fini della socialità studentesca risieda in una prassi per cui l’autogestione degli spazi è prima di tutto rispetto per gli stessi, significa avere coscienza delle conseguenze di ciò che si fa e non certo mero utilizzo per i propri scopi (sia pure più che condivisibili, circa un anno fa per lo stesso motivo, nello stesso chiostro, fummo noi stessi organizzatori di una festa-benefit per le spese legali del movimento!). Conoscere piazza Brunelleschi significa organizzarsi per contenere i disagi per i residenti (disagi facilmente individuabili ne “l’orinatoio a cielo aperto” e la confusione fino all’alba), significa promuovere una socialità altra rispetto all’usufrutto d’un servizio, altrimenti rischiamo di riprodurre quel divertimentificio che quotidianamente condanniamo.
Comunque sia, come Collettivo prendiamo una netta posizione contraria rispetto alle affermazioni della Direttrice Maria Pia Marchese, poiché l’università deve essere viva ed aperta, o non è. Come sempre vivremo il chiostro con le nostre iniziative culturali, politiche ed anche di socialità, come aperitivi e feste, affinché i gazzettieri di Repubblica e LaNazione abbiano di che scrivere nei loro tristi week-end.
Il Collettivo di Lettere e Filosofia