I Collettivi e le associazioni studentesche organizzano iniziative d’ogni genere dentro l’Università, vivificandola, rendendola luogo di confronto e discussione sui temi dell’attualità. Per portare avanti queste attività alcuni collettivi ricorrono anche ai finanziamenti che l’Ateneo mette a disposizione a quegli studenti che decidono di dedicare del tempo a questa causa.
Questo è garanzia di libertà del sapere, pluralità e vivacità dell’istituzione accademica. Ma se questi finanziamenti diventano vincolati ad una compatibilità? Se dovessero venir condizionati a certe tematiche, a certi modi di affrontarle?
Bene, questo è quello che è successo il 19 Novembre all’Università Statale di Milano. Il 19 Novembre, la Commissione incaricata di selezionare e ammettere al finanziamento i progetti di attività culturali presentati dalle associazione studentesche ha stralciato i finanziamenti erogati per l’iniziativa del Collettivo GayStatale, il Cineforum “Omosessualità e religione” ed ha costretto alle scuse il collettivo studentesco “per il volantino utilizzato, un’immagine negativa ed eccessivamente provocatoria”,”per aver urtato la sensibilità di molti all’esterno e all’interno dell’Ateneo”.
Nessuno stupore se questo fosse avvenuto alla Cattolica e non alla Statale, seppur è noto come Comunione e Liberazione sia radicata nelle istituzioni del Nord Italia, dalla Regione alle Facoltà, e come all’interno di quest’ultima dòmini la spartizione di fondi, posti di lavoro e spazi (è “tentacolo” di CL anche Lista Aperta). Ricordiamo ad esempio le vicende della Cuem, libreria universitaria chiusa e occupata da alcuni studenti per riportarla alla vita: il Rettore è arrivato a portare la polizia in assetto antisommossa per sgomberarla a suon di cariche, non sia mai che una libreria libera possa mettere in cattiva luce la Cusl (gestita da studenti di CL).
Esprimiamo solidarietà al Collettivo GayStatale, diffondendo la locandina incriminata (che ci sarà di male nel rappresentare un ex-Monarca dello Stato Vaticano con del fard ed un velo di trucco sugli occhi, alla moda delle corti Seicentesche?), convinti che i malati non siano gli uomini truccati ma gli “ipersensibili” ed intolleranti urtati da questo manifesto.
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