La lezione di Sgarbi.

Pareva già chiaro che il mondo universitario fosse cambiato. Sembrava che l’istruzione formativa lo avesse dequalificato abbastanza. Si credeva che la mercificazione della cultura avesse ormai completamente ottenebrato quell’idea di Università nella quale numerosi studenti sperano ancora.

A quanto pare, invece, i modi di dire rimangono comunque più veritieri dei fatti stessi: quando si tocca l fondo, rimane sempre da scavare.

Un ulteriore schiaffo morale, in questo caso ai danni della nostra facoltà, ha percosso il pomeriggio del 12 dicembre.

Non bastavano le tendenze istituzionali omologanti che hanno attraversato, e attraversano tutt’ora, le aule della facoltà di Lettere e Filosofia, non bastava colpirne punti etici (quali la riduzione della qualità dei corsi di studio e l’aumento delle tasse d’iscrizione, il continuo vilipendio professionale a cui sono soggetti continuamente molti professori e ricercatori, l’inserimento di organi e enti privati nei consigli d’amministrazione e la mancanza di luoghi d’aggregazione sociale e culturale di cui ogni Università, degna di tal nome, dovrebbe essere punto focale), era oltremodo necessario schernire tutto ciò che la facoltà di Lettere e Filosofia di Firenze, rappresenta, o dovrebbe rappresentare, nel panorama universitario nazionale.

Non sappiamo se prendere questo evento come una mera provocazione o come una grossolana e disarmante ingenuità, è certo, però, che la disponibilità a invitare un fenomeno da baraccone, quale è Vittorio Sgarbi, a tenere una lezione nelle nostre aule, si tratta senza dubbio di un grave attacco a quella, oggigiorno, chimerica cultura in cui crediamo e di cui abbiamo disperatamente bisogno.

Possiamo solo porci degli interrogativi.

Quale contributo avrebbe potuto mai dare un personaggio d’avanspettacolo come Sgarbi alla nostra crescita e a quella dell’intera università? Quali valori avrebbe mai potuto trasmetterci quell’evidente conglomerato di narcisismo e volgarità? Come volevasi dimostrare: nessuno.

Il presunto spirito critico, nell’ambito artistico, e accademico di cui il signor Vittorio sarebbe ricco, e di cui in molti si riempono la bocca, anche stavolta è rimasto celato in favore della sua natura effettiva.

Siamo vicini ai quei pochi ragazzi che si sono indipendentemente attivati protestando nel corso della lezione davanti all’uomo-capra, ricordandogli di essere semplicemente( e forse troppo demagogicamente) un “servo del potere” e non un uomo di cultura. Cosa, fra l’altro, confermata immediatamente dallo stesso Sgarbi, che da persona civile e massimo esempio di “animale ragionevole” ha risposto alle critiche a suo modo con una sequele di categorici “Ignoranti!” seguiti da un numero imprecisato di coloriti “Rottinculo!”. È bello vedere che a volte l’apparenza, l’impressione che una persona può dare di sé mediaticamente, rispecchia effettivamente la realtà.

Sta di fatto che la maggior parte degli studenti presenti in aula è rimasta indignata dal triste spettacolo offerto da questo esponente della moderna cultura italiana. Uno spettacolo che non merita altre descrizioni, che merita, anzi, d’essere al più presto dimenticato, non prima, però, che gli organizzatori e responsabili di un tale scempio, scusandosi per l’errore di valutazione commesso, promettano che individui del genere, di cui nessuno sente più il bisogno, non si ripresentino più nelle nostre università.

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