Fuoricorso immeritevoli: Profumo d’inganno (ovvero: sull’aumento delle tasse)

«Credo che sia un problema culturale […] Non penso ci vogliano leggi per avviare verso la normalizzazione il Paese, all’Italia manca il rispetto delle regole e dei tempi» Queste le parole di accompagnamento ai provvedimenti in tema di Università del Ministro Profumo, seguite dalla stoccata finale: «I fuoricorso hanno un costo anche in termini sociali».

Pausa, Rewind. Facciamo una rapida analisi dei fatti e delle parole del Ministro tecnico.

Il problema dei fuoricorso, in Italia, è un problema culturale. Questo ricorda molto la vulgata dei “giovani bamboccioni” e dei “fannulloni del settore pubblico”, ed infatti gli antidoti sono i soliti: tagli ed aumenti della tassazione.

Ma chi conosce l’Università, chi la conosce da dentro, chi l’ha conosciuta nelle lotte studentesche contro il Processo di Bologna ed i tagli della Gelmini, sa benissimo di cosa stiamo parlando: qualità di ricerca e didattica in costante calo a causa strutture non idonee, mancanza di fondi, mancato turn-over della classe docente, tagli a borse di studio. Con conseguenze immaginabili: matricole in continua contrazione (-15% negli ultimi otto anni, dati Almalaurea), tassi di abbandono del 30% e tasso di impiego e livello di retribuzione dei neodottori fra i più bassi dei paesi Ue (dati Isfol)

Finire fuori corso in una università così, onerosa per chiunque abbia un reddito medio, ma difficilmente compatibile con un lavoro a causa degli obblighi di frequenza e dei ritmi da scuola superiore, è piuttosto facile.

Per non parlare della famigerata iscrizione part-time, che non prevede agevolazioni reali, ma che continua ad essere semplicemente un modo per spalmare la carriera (e le tasse) dello studente nel doppio degli anni.

Non rispettare i tempi, in questa università, dovrebbe essere un diritto: il diritto di scegliere di studiare con lentezza, secondo i propri bisogni, senza una concezione irretita nell’utilitarismo più miope, lo stesso che ci ha portato nel vicolo cieco della crisi che attraversa il paese.

Rispetto delle regole: su questo, senza aprire la questione della legittimità di alcune regole, questione che però potrebbe essere interessante approfondire, sottolineeremo solo un dato, che ci porta subito al punto successivo:  il 50% degli atenei italiani supera la soglia del 20% sul Fondo di Finanziamento Ordinario per la tassazione studentesca, con ben 218 milioni di sforamento per 33 atenei illegali.

Fuori corso costo sociale. Lavorare e studiare, guadagnarsi quanto può bastare per mantenersi, pagare l’affitto, pagare le tasse, pagare la mensa. Tutto ciò nella mente di certi liberisti diventa un costo sociale, un danno alla collettività. Non una fabbrica come l’Ilva di Taranto, che nonostante abbia causato la malattia e la morte di centinaia di cittadini secondo lor signori dovrebbe continuare a produrre, magari anche con qualche incentivo pubblico per parziali risanamenti dell’area!

E per tutto ciò il rimedio dovrebbe essere contenuto nella stessa spending review del Governo Monti, che taglia la spesa pubblica per ospedali e scuole (meno 360 milioni di euro e 15.000 posti di lavoro per scuola e università), e votata da Partito Democratico, PdL e Udc, dove si prevede l’aumento di tasse generalizzato, per fuoricorso e non:

fino ad oggi gli Atenei potevano chiedere una contribuzione agli studenti che non superasse il 20% dei fondi ricevuti dallo Stato tramite il Fondo di Finanziamento Ordinario. Come già detto la metà degli atenei superava (a volte fino ad oltre il 40%!!!) questa soglia, la quale, col diminuire dei fondi pubblici, era sempre più bassa.

Oggi questi atenei vengono “legalizzati” escludendo dal conteggio gli studenti extracomunitari e quelli fuoricorso. Inoltre il 20% viene calcolato sulla sommatoria dei fondi pubblici, non solo quelli del FFO.

In questo modo, di fatto, si permette l’aumento delle tasse per tutti gli studenti!

Per i fuoricorso, inoltre, è previsto un aumento del 25% in più rispetto a quanto versato dagli studenti in corso (per redditi inferiori a 90.000€), del 50% (Isee tra i 90.000 e 150.000€) o del 100% (Isee superiore a 150.000 euro).

SULL’AUMENTO DELLE TASSE DELL’A.A. 2012-13

Vi siete accort* che quest’anno il bollettino della prima rata è più caro dell’anno scorso? Beh, dovete ringraziare il Governo Monti e la Regione Toscana!

Il Decreto Ministeriale 68/2012 ha portato ad un aumento di quasi 50€ a studente per la tassa per il diritto allo studio. Un controsenso, non vi pare? Per “favorire” il diritto allo studio, si aumentano le tasse per tutti gli studenti! E grazie al Ministro Profumo, il quale ha mancato di ratificare il decreto attuativo, è stata impedita una fasciazione proporzionale al reddito Isee.

Se non vogliamo aspettare di scoprire a quanto ammonterà l’aumento della tassa del prossimo anno accademico, DISCUTIAMONE, ORGANIZZIAMOCI!

ASSEMBLEA DI FACOLTA’ – MERCOLEDì 3 OTTOBRE … Stay tuned!

Questa voce è stata pubblicata in Prese di posizione, Università /didattica e diritto allo studio/ e contrassegnata con , , , , . Contrassegna il permalink.