Assemblea di movimento

Dall’ultima “crisi” di sistema del 2008 ad oggi, assistiamo a continui tentativi da parte delle classi dirigenti di “salvare la baracca”, tentativi che fin’ora non hanno fatto che accentuare una spirale di contraddizioni sempre più acute: salvataggio di banche private con fondi pubblici, “crisi” dei debiti sovrani che si tramutano in pesanti misure di austerity per far pagare alle classi meno abbienti un debito che non è il loro; e quindi tagli che colpiscono ogni ambito della società, precariato a vita, abolizione dei diritti sul posto di lavoro, peggioramento delle condizioni di vita, repressione del dissenso.
Nonostante i sacrifici imposti ai più, i profitti dei grandi capitalisti aumentano: dal 2008 ad oggi, ad esempio, i tassi di profitto sono aumentati fino al 24.2% nell’Eurozona e fino al 39,4% negli Usa.
Questo perché le risposte alla crisi che i governi nazionali, la Bce ed il Fondo Monetario Internazionale ci impongono non sono altro che la solita ricetta neoliberista che ci ha portato alla crisi attuale: più libertà di circolazione per i capitali, meno diritti e politiche sociali per tutt*.
In questo scenario si moltiplicano e si configurano sempre più come radicali le forme di resistenza: in Italia i movimenti studenteschi rivendicano scuole ed università pubbliche non asservite agli interessi del mercato, libere e di massa; i lavoratori si battono contro precariato e licenziamenti, per la difesa del contratto nazionale e per non perdere i diritti acquisiti in anni di lotte sul posto di lavoro. I comitati territoriali lottano contro la speculazione ambientale, gli inceneritori, il tunnel Tav e la svendita di ogni bene di interesse collettivo.
Anche in Europa, nel Mediterraneo e nelle Americhe, si sono formati e continuano a crescere e ad espandersi movimenti con medesime rivendicazioni.
Ciononostante, soprattutto nel nostro paese,il conflitto sociale non riesce a determinare in alcun modo le scelte dei governi, a causa della frammentazione e della mancanza di un vera progettualità politica dei movimenti e di una democrazia sempre più simile ad una oligarchia di tecnocrati, banchieri e grandi imprenditori.
Per spezzare questa spirale è necessario costruire da subito un movimento che non sia un ennesimo fuoco di paglia, che non insegua né un evento né le rivendicazioni decise da questo o quel partito, ma che sia autorganizzato e che determini da sé e per sé le rivendicazioni e le pratiche da mettere in campo.
Un movimento che sia radicale, che riesca a comunicare e perseguire i propri obiettivi politici e che riesca a divenire diffuso e di massa.
Per tutto ciò è necessario unire le lotte dei lavoratori e delle lavoratrici con quelle di noi studenti e studentesse.

Cominciamo da noi stessi,

Assemblea di movimento

Mercoledì 2 Novembre ore 15, Facoltà di Lettere e Filosofia, p.zza Brunelleschi 4

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