Chi tocca l’acqua si brucia!

Era poco più di un anno fa quando, come Collettivo, iniziammo a investire energie e speranze nella battaglia referendaria per la ripubblicizzazione dell’acqua. Nessuno può negare, se ragiona in buona fede, che da tempi non sospetti abbiamo battuto, con convinzione e consapevolezza della posta in gioco, su questo tasto. In questo anno abbondante abbiamo fatto di tutto per sensibilizzare studenti e non sul tema della privatizzazione del servizio idrico: abbiamo organizzato iniziative informative, proiezioni di documentari, pranzi sociali in facoltà; abbiamo volantinato e appeso striscioni; abbiamo partecipato a manifestazioni, locali e nazionali; abbiamo raccolto le firme per presentare il referendum e ci siamo impegnati per consentire agli studenti fuori sede di votare a Firenze. Per finanziare la campagna referendaria abbiamo anche promosso una festa ad agraria sperimentando forme di collaborazione inedite con la quasi totalità dei collettivi universitari fiorentini.
Il vento che tira ci fa’ ben sperare: finalmente tanti sforzi vedono la possibilità di essere gratificati da un risultato positivo. Il raggiungimento del quorum, per i quattro quesiti, è a portata di mano, ma c’è bisogno di un ultimo, decisivo impegno per informare, nei pochi giorni che ci separano da domenica, e convincere le tante persone che ancora non sanno del voto vista la cappa di silenzio e disinformazione imposta dai media ufficiali.
Se vinceremo il merito sarà di tutti noi, dei tanti singoli, delle tante associazioni e collettivi che si sono mobilitati dal basso e in maniera autonoma per riaffermare la natura non mercificabile dei beni comuni e non dei tanti che, soltanto ora, a pochi giorni dal voto, provano a salire, con un discreto sprezzo del ridicolo, su quello che forse sarà il carro del vincitore.
Il rischio della strumentalizzazione politica è sempre dietro l’angolo. E’ necessario diffidare delle parole che Pd, Idv e futuro e libertà hanno speso in questi giorni a favore del referendum. Noi sappiamo dove eravamo in questo anno: loro dove erano? Al governo, come l’ex ministro Ronchi (ora Futuro e Libertà) che ha firmato proprio quella legge che il referendum intende abrogare? A mettere in scena una maldestra parodia di opposizione, come il PD, che ospitava nelle sue file fino a pochi mesi fa alcuni fra i paladini della privatizzazione dell’acqua, come l’ex ministra del governo Prodi Linda Lanzillotta? A tentare di mettere il cappello sulla battaglia referendaria, annacquandone i contenuti radicali, come l’Idv, che a suo tempo presentò un altro quesito sull’acqua, dal merito molto più ambiguo.
Abbiamo fin dall’inizio creduto nella battaglia per l’acqua perché eravamo consapevoli da una parte che questo fosse un terreno su cui finalmente si potesse vincere, dall’altra che il tema presentasse una dose di radicalità superiore a quanto in tanti ambienti si credeva. Avevamo ragione su entrambi i fronti: la campagna di raccolta delle firme e di promozione elettorale del referendum è stata dura, ha dovuto combattere contro il silenzio mediatico, ma ha potuto raggiungere i suoi scopi non soltanto grazie all’impegno di noi promotori, ma anche e soprattutto grazie al sostegno di tantissimi studenti e cittadini. D’altra parte quanto fosse cruciale la questione della privatizzazione dell’acqua, quanto fossero importanti gli interessi economici in ballo, ce lo hanno dimostrato i continui tentativi da parte del governo di sabotare, con gli strumenti più meschini, l’appuntamento referendario.
Noi crediamo che vincere la battaglia dell’acqua assuma un’importanza inequivocabile se si pensa a quanto il capitalismo intenda scaricare i costi delle sue crisi sulla società tutta attraverso l’ingresso delle sue aberranti logiche economiche anche in campi finora in parte immuni. Ci troviamo di fronte alla saturazione di tutti i campi dell’esistente e dell’esistenza umana da parte di rapporti di dominio e sfruttamento che intendono piegare i diritti di tutti alle logiche del profitto di pochi.
I beni comuni come l’acqua, l’energia, ma anche la salute, la formazione, la previdenza sono la nuova frontiera di un capitalismo che ha bisogno di sempre nuovi terreni vergini da sfruttare e distruggere. Anche la lotta degli studenti contro le logiche privatistiche interne all’università ha solo da guadagnare dall’affermazione del sì il 12 e 13 giugno, Potrebbe essere un esempio, una spinta e un modello.
Abbiamo un’occasione, che abbiamo contribuito tutti quanti a maturare, per bloccare il processo di erosione dei diritti. Forse è una delle ultime. Non perdiamola.

Collettivo di lettere e filosofia

 

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