12 e 13 Giugno, una battaglia da vincere. Editoriale AteneinRivolta

Votiamo SI per riconquistare i nostri diritti. Votiamo SI per attaccare i loro profitti

Il 12 e il 13 Giugno saremo tutte e tutti chiamati a partecipare ai referendum per arrestare il processo di privatizzazione dell’acqua e contro la costruzione di centrali nucleari in Italia. Nonostante i tentativi del governo di fermarli all’ultimo minuto, i referendum si terranno e sarà fondamentale andare tutte e tutti a votare per raggiungere il quorum. L’appuntamento referendario è di primaria importanza perché una vittoria, oltre a dare una forte spallata ad un governo da tempo in crisi e minato nei suoi rapporti politici interni dalle recenti elezioni amministrative, lancerebbe un importante segnale: per la prima volta dopo anni si dimostrerebbe che una mobilitazione fortemente democratica e partecipativa, partita spontaneamente e dal basso, senza l’appoggio dei grandi partiti e dei media ma portata avanti solo dai cittadini e dalle cittadine, è capace di vincere contro i poteri forti e le lobby delle multinazionali dell’acqua e dell’energia.
Tutto ciò dimostrerebbe che il protagonismo della gente è in grado di arrestare le speculazioni che da troppo tempo si compiono sulle nostre teste e impedirebbe ai privati di ottenere profitti impadronendosi dei beni comuni di prima necessità, come l’acqua e l’ambiente.
L’acqua pubblica e l’energia pulita e rinnovabile, come anche il mondo dell’istruzione e della ricerca, sono un diritto di tutte e tutti e non devono essere oggetto di arricchimento di singoli ma essere gestiti dalla collettività in modo democratico e fortemente partecipato.

Come AteneinRivolta riteniamo ci sia un forte legame tra il mondo della scuola e dell’università e l’ambito dei servizi pubblici. Entrambi i settori sono da tempo fortemente sotto attacco da parte del governo e di Confindustria, con continui tentativi di privatizzare il mondo dell’istruzione e dei servizi pubblici (gestione del servizio idrico e delle reti energetiche, sanità, trasporti, gestione dei rifiuti, ecc.) in modo da renderli fonte di arricchimento per pochi, a danno di tutte e tutti noi. Il caso “parentopoli” di Roma, che coinvolge Ama, Acea e Atac (che, nell’insieme, gestiscono la raccolta dei rifiuti, i servizi energetici ed idrici, ed il trasporto pubblico della capitale), è emblematico di come, per contrastare sia le speculazioni affaristiche che le gestioni familiste e malavotose sia fondamentale iniziare a costruire una cultura politica incentrata su una forte presa di coscienza collettiva con un loro coinvolgimento diretto dei territori, nel rapporto tra società e ambiente e nella gestioni dei servizi pubblici essenziali.

Il modello economico capitalista si basa, su di uno sfruttamento intensivo, oltre che del lavoro umano, anche delle risorse ambientali, ed è incompatibile per sua natura con le istanze ecologiste o ambientaliste volte ad arrestare processi come il surriscaldamento globale o l’emissione di Co2, processi che minano le stesse sorti del nostro pianeta.
La costruzione di centrali nucleari e i tentativi di privatizzazione delle reti idriche e della loro gestione rientrano nelle modalità d’azione di questo modello di “sviluppo”. La vittoria dei referendum è essenziale anche per sostenere la necessità di un’alternativa netta basata sulla tutela delle risorse ambientali e sulla gestione comune, da parte di tutti e tutte, dei beni di prima necessità e dei servizi essenziali: mondo dell’istruzione e della ricerca, acqua, energia, trasporti e sanità.

Per questo ci siamo sempre impegnate/i a sostenere i referendum, prima raccogliendo le firme, e poi attraverso la campagna referendaria.
Questo Autunno, migliaiaia di studenti e studentesse, hanno lottato contro la privatizzazione dell’università.

E’ tempo quindi di estendere le nostre rivendicazioni e ampliare un conflitto sociale che in queste settimane passa per i referendum su acqua e nucleare.
Non può più essere la logica del profitto a determinare le scelte economiche e politiche dei governi, e i movimenti che continuano ad accendersi in tutto il mediteranneo provano che un’alternativa c’è…nella rivolta!

4 SÍ PER I NOSTRI DIRITTI, 4 SÍ CONTRO I LORO PROFITTI

AteneinRivolta – Coordinamento Nazionale dei Collettivi

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