Quello di mercoledì 16 Marzo sembrava dover essere un Consiglio di Facoltà di routine: solito ordine del giorno sul pensionamento di alcuni docenti, sulla sovrapposizione dei corsi, sul conferimento di onorificenze a dei professori ordinari e sulla firma telematica.
Non lo è stato affatto. Al momento di affrontare il tema dal nome apparentemente neutro, “ottimizzazione degli spazi”, si è presentato un lungo intervento del preside che poneva il problema della deprimente condizione delle strutture e della squilibrata attribuzione degli spazi tra la nostra Facoltà ed altre come quelle di Scienze della Formazione e di Psicologia, a cui è seguito un lungo sfogo sulla presenza di degrado ed insicurezza negli spazi del centro storico, identificabili con gli zingari che spesso entrano per chiedere elemosina o utilizzare i bagni.
Le proposte fatte nella prima parte dell’intervento ci hanno trovato inizialmente favorevoli: la richiesta di attribuzione degli spazi di prossima apertura in via Capponi, una riorganizzazione dell’ala di ex-architettura atta a renderla “più viva” e la richiesta di condivisione di alcune aule in via Laura (attualmente utilizzate esclusivamente da Scienze della Formazione e inizialmente attribuite a tutto il polo Centro Storico), ma ben presto i termini sono cambiati: volontà di eliminare le “frequentazioni promiscue” del chiostro e installazione di tornelli all’ingresso della biblioteca. A questo punto il preside ci ha presentato la sua soluzione dei problemi: l’assunzione di una guardia giurata ARMATA.
Non è bastato fortificare Lettere con un cancello? Ci penserà un militare in pensione: la guardia giurata. Niente più rom che pisciano nei nostri bagni, che molestano gli studenti o che chiedono spiccioli. Così si fa.
Beh, ci siamo permessi di intervenire. Innanzitutto abbiamo richiesto di coinvolgere gli studenti attivamente nella riorganizzazione della Facoltà: se vogliamo ridistribuire gli spazi dobbiamo parlarne con chi li vive, ossia noi studenti. Abbiamo quindi richiesto un’Assemblea di Facoltà od un Consiglio di Facoltà aperto dedicato al tema, così da accogliere le voci di tutti, non solo di noi rappresentanti.
Poi abbiamo affrontato la questione del “degrado”: è mai servito a qualcosa sgomberare le occupazioni o gli accampamenti senza pensare al luogo dove andranno quelle persone che li abitavano? Spostare da una piazza all’altra i senzatetto ha mai risolto qualcosa?
Pensiamo che l’unica cosa che la Facoltà di Lettere possa fare sia affrontare seriamente la situazione, magari con una maggiore vigilanza e controllo, sicuramente senza nessuna guardia armata, ma soprattutto avanzando al Comune delle proposte e la richiesta di politiche serie per far sì che non si lascino accampare rom e senzatetto sotto la prima tettoia utile, che si diano degli spazi adeguati, senza la criminalizzazione di nessuno, e soprattutto senza la militarizzazione né della città né tantomeno della Facoltà.
Le risposte non sono state molto felici, su nessuno dei due argomenti: l’assemblea con gli studenti forse si farà, forse no. E alla guardia giurata si aggiungerà una lettera di lamentela verso il Rettorato. Stop.
Il tema della riorganizzazione degli spazi e quello del “degrado” sono molto differenti e ci ha trovato perplessi l’idea di affrontarli insieme, in maniera confusa e superficiale. Sicuramente spingeremo per una nuova occasione al fine di discutere separatamente e non superficialmente di entrambe le questioni.
“Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c’era rimasto nessuno a protestare.”
(B. Brecht)
E’ vero, poi è anche circolata con numerose varianti… Tra le attribuzioni c’era anche Brecht e nell’incertezza abbiamo deciso di mettere lui…
Bravi, gestite bene il sito ma questa poesia (?!) non è di Brecht, venne attribuita tempo addietro al pastore protestante antinazi Martin Niemöller.
Origine incerta e testo variabile secondo l’ etnia degli ascoltatori dell’ oratore.
Un abbraccio
http://www.spartacus.schoolnet.co.uk/GERniemoller.htm
questo è carino, un prof analizza le diverse versioni apparse
http://www.history.ucsb.edu/faculty/marcuse/niem.htm